Maria Turchetto
economia e società - materiali del corso

 

Immanuel Wallerstein

 

Il concetto di "spazio economico"*

 

Che cos'è un'economia e dove si colloca? E' una particolare divisione del lavoro, interdipendente in termini sociali, che occupa uno spazio-tempo determinato (e in divenire), avente una delle tre seguenti forme storiche (o modi di produrre): 1) minisistemi, con scambi di reciprocità, una condotta politica fondata sul lignaggio e una produzione di eccedenze ridotta al minimo; 2) imperi-mondo, con meccanismi redistributivi-tributari, una condotta politica imperiale e una produzione di eccedenze cospicua ma socialmente limitata e controllata; 3) economie-mondo, con meccanismi capitalistico-accumulativi, senza una struttura politica centrale e una produzione di eccedenze unicamente limitata da conflitti di classe, con livelli produttivi e capacità tecniche in continua espansione.

Volendo collocare temporalmente queste forme storiche si può affermare che i cosiddetti "sistemi-mondo" comparvero in concomitanza con la rivoluzione neolitica; prima di allora si pensa comunemente che esistessero solo dei minisistemi. Fu proprio la scoperta dell'agricoltura che rese possibili (e necessarie) nuove strutture economiche. Sia gli imperi-mondo che le economie-mondo videro la luce in diverse parti della terra e, come videro la luce, così pure perirono.

Nel lungo periodo di tempo che va da qualche migliaio di anni a. C. fin verso il 1500 d. C. la storia del pianeta è stata quella della difficile coesistenza di questi tre modi di organizzare lo spazio-tempo economico. Passando in rassegna la dinamica interna di ognuna di queste forme si possono scoprire i modelli della loro interazione nella storia.

 

I minisistemi, essendo di limitate dimensioni e chiedendo alla natura assai poco per sopravvivere (è questa la ragione per cui si è fatto spesso ricorso all'espressione "economie di sussistenza" per descriverli), nascevano e morivano con grande facilità [...]. Anche quando non correvano il rischio di venir inglobati dai più resistenti sistemi mondo, presumibilmente la loro esistenza era di breve durata. Osservazioni (per quanto oblique) dell'attività degli pseudo minisistemi del XIX e del XX secolo, compiute da chi scrive, indicano una probabilità di vita media dei medesimi intorno alle sei generazioni. La dissoluzione interveniva a causa della loro stessa crescita (condizioni troppo favorevoli), di crisi ecologiche (condizioni troppo sfavorevoli), della loro incorporazione (la prossimità di sistemi mondo in espansione). Una situazione di equilibrio dev'essere stata decisamente inusuale. D'altra parte, ciò che li rendeva deboli come individui li rafforzava come specie. Impiantare un minisistema non era difficile e i processi di dissoluzione dei grandi sistemi obbligava i piccoli gruppi a riorganizzarsi in minisistemi. Poiché, come si vedrà, tale dissoluzione non era infrequente, la rinascita dei minisistemi non lo era da meno [...].

 

In condizioni favorevoli, minisistemi confinanti tra loro diedero certamente luogo, e non raramente, a economie mondo. La loro esistenza è documentata storicamente soprattutto dalle testimonianze del passato relative agli interscambi commerciali, a lungo raggio, condotte dalle comunità di mercanti. E' però probabilmente vero che il genere di fonti pervenute fino a noi fa attribuire al capitale mercantile un'importanza superiore a quella effettivamente avuta.

Le economie-mondo utilizzarono, nella loro espansione geografica [...], vie d'acqua che rendevano più facili i trasporti (oceani, mari, fiumi). In un periodo per il quale si ha scarsa documentazione, si sa che nacquero e rinacquero varie economie mondo - soprattutto dopo il 500 d. C. - intorno alle estese superfici d'acqua costituite dal Mediterraneo, dal Golfo Persico, dall'Oceano Indiano e dal Mar della Cina. L'assenza (per definizione) di strutture politiche centralizzate comporta che le informazioni sui loro confini spazio-temporali siano molto carenti [...]. Sulla base di alcune circostanze è possibile dedurre che simili economie-mondo (anche le più estese, per non parlare delle più modeste per le quali non esiste alcna vera documentazione) erano altrettanto fragili quanto i minisistemi.

Simile fragilità sembra plausibile. Da un lato, la mancanza di un'autorità politica centrale significava che, al sopravvenire di qualsiasi avversità ecologica, il sistema poteva crollare per il ritiro di alcuni territori dal processo di interazione. D'altro cantoil persistere di condizioni favorevoli che sollecitassero la fortuna economica dei sistemi costituiva un invito ai conquistatori dall'interno (una singola unità politica che si espandeva fino ad assorbire il tutto) o dall'esterno (incorporazione da parte di un impero in espansione). In ogni caso, l'economia-mondo cessava di esistere e si trasformava, o si incorporava, in un impero-mondo. Sotto l'urto di tali pressioni, è assai dubbio che la loro durata media potesse superare il numero di sei generazioni già indicato a proposito dei minisistemi.

 

Da quanto è stato detto emerge chiaramente che i sistemi di gran lunga più solidi sul piano organizzativo (nel periodo che va dalla rivoluzione neolitica al 1500 d. C.) furono gli imperi-mondo. Di fatto la storia mondiale, così come è scritta per questo periodo, è quasi esclusivamente la storia degli imperi-mondo e non solo perché essi furono i sistemi più forti ma anche perché essi, più degli altri, registravano la cronaca dei loro eventi. Il segreto del controllo sociale stava nella creazione di una burocrazia eminentemente militare [...]. Per quanto gli imperi-mondo siano stati i sistemi organizzativi più potenti e più duraturi della storia, essi non riuscirono mai ad eliminare definitivamente le forme rivali; questo perché ogni impero-mondo, da noi conosciuto, prima o poi si dissolveva. I suoi punti deboli stavano al suo interno, ed erano strutturali, derivando essi dalle contraddizioni del modo di produrre.

Gli imperi-mondo tendevano ad espandersi per almeno tre ragioni: ai loro confini vivevano popoli effettivamente o potenzialmente nemici, e l'offesa costituiva spesso la miglior difesa; in secondo luogo, più gli imperi erano vasti, più frequenti erano le decisioni di espansione prese de facto dalla gerarchia militare periferica: espandersi militarmente era nel suo interesse anche se questo non coincideva con gli interessi del centro dell'impero. Infine vi erano sempre partiti in conflitto al fine di assumere il controllo del potere centrale, e spesso il modo più sicuro per garantire alla fazione o al suo capo la fedeltà dei quadri militari era impegnarli in guerre espansionistiche.

L'espansione tuttavia non poteva superare certi limiti. A mano a mano che l'impero-mondo si allargava crescevano i costi logistici, che si potevano sostenere aumentando la pressione fiscale. Ma anche così i costi connessi all'occupazione di nuovi territori potevano, a un certo punto, eccedere l'ulteriore capacità contributiva [...] utilizzabile. Per di più, l'incremento dei tributi alimentava il flusso di ricchezza lungo la macchina burocratica a un livello tale da stimolare la predisposizione dei satrapi locali alla ribellione o alla secessione. L'effetto combinato di tali ribellioni e l'alto tasso di sfruttamento all'interno dell'impero (con il relativo malcontento e la relativa rovina ecologica) innescava un ciclo di guerre intestine che portavano, cumulativamente, a un processo di disintegrazione.

Queste le ragioni per cui gli imperi funzionavano in modo ciclico: a un periodo di espansione seguiva sempre un periodo di contrazione della potenza e dell'espansione territoriale [...].

 

Il motivo per cui questo complesso modello storico non si è perpetuato indefinitamente, ma è stato sostituito da un altro verso il 1500 d. C. costituisce uno dei maggiori interrogativi della scienza sociale contemporanea [...]. L'economia-mondo dell'Europa del XVI secolo fu diversa da ogni altra precedente, per il semplice fatto che essa sopravvisse. Non si disintegrò e neppure si ricostituì un impero-mondo (sebbene Carlo V abbia fatto un valoroso tentativo in tal senso) e non fu nemmeno incorporata in un impero-mondo finitimo (nonostante l'impero ottomano sia arrivato alle porte di Vienna). Al contrario, si consolidò progressivamente permettendo ai meccanismi dell'accumulazione di penetrare in ogni angolo dell'economia sociale e di manifestarsi perciò in tutto il suo potenziale [...].

L'economia-mondo capitalistica (il moderno sistema mondo) fu di conseguenza capace di fare ciò che nessun'altra economia-mondo era stata in grado di fare. Cominciò a espandersi e a inglobare gli imperi-mondo confinanti [...] e, naturalmente, innumerevoli minisistemi. La storia dell'economia-mondo capitalistica, soprattutto tra il 1750 e il 1900, fu la storia della sua diffusione sull'intero globo terrestre, nel corso della quale eliminò ogni altro sistema (fosse esso un impero-mondo, un'altra economia-mondo ovvero un minisistema). Con il 1900 vi era virtualmente un unico spazio economico sulla Terra.

 

 


 

* Brano tratto da I. Wallerstein, Il capitalismo storico. Economia, politica e cultura in un sistema-mondo, Einaudi, Torino 1985, pp. 100-105.