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A UN ANZIANO BANCHIERE

Caro Ciampi, mi sono permessa di leggere il tuo libretto A un giovane italiano, anche se un giovane italiano non sono. Sono un’italiana, di sesso femminile, ormai anzianotta. Posso ugualmente interloquire?
Sono anzianotta, dicevo, non proprio vecchia come te ma ti capisco bene quando dici «l’età […] non mi risparmia acciacchi e m’impone le sue limitazioni». Lo so: la vista cala, si diventa sordi, le ossa dolgono… E la memoria? Un disastro! Ma vedo che da questo punto di vista sei messo peggio di me. Si dice che i vecchi ricordino meglio il passato remoto rispetto agli avvenimenti recenti. E infatti vedo che ricordi molto bene tua nonna, tua mamma e le sue amiche pisane, lo zio Alfredo… Ricordi benino le vicende legate all’armistizio del 1943, alla Resistenza e alla fine della guerra. Cominci a fare un po’ di confusione sul ’68 – ma dovevi essere fisso in Banca d’Italia, in quel periodo, dato che lo ricordi solo attraverso i commenti dell’allora governatore Guido Carli. Dagli anni ’90 in poi, buio pesto. Qualcuno deve averti avvertito di recente che nel 2008 c’è stata la crisi dei subprime, visto che ne accenni, e stranamente ricordi che il 28 marzo 1997 (che precisione!) affondò nel canale d’Otranto una nave albanese. Ma a parte questi piccoli flash, buio totale.
Mi stupisce soprattutto che non ricordi il 1993: anno in cui sei stato famoso, sai? L’anno della “riforma Ciampi”. Oddio, famoso… A dire la verità l’hanno anche chiamata “riforma silenziosa” perché non ne ha parlato proprio nessuno – non ne hanno parlato i media, non ne hanno discusso in parlamento, non è stata insomma oggetto di dibattito pubblico e politico. Eppure è tutt’ora in vigore ed è stata importante: ha smantellato quella vecchia legge bancaria del 1936 che, dopo i disastri del 1929, dettava qualche regola e metteva qualche paletto al mondo della finanza, soprattutto cercava di separare Banca e Borsa e scoraggiava quel sistema di “banca mista” che nel 1929 deflagrò rovinosamente e che oggi di nuovo sta per deflagrare.
Perciò, tesoro mio, suona male che tu te la prenda con «il vento della modernità e della deregulation»: la deregulation, in Italia, l’hai varata tu. E suona male che tu strilli «dov’erano i banchieri, i regolatori, le autorità di vigilanza nazionali?» (tra parentesi, come sei verboso: bastava dire «dov’erano i banchieri?», tanto regolatori e autorità di vigilanza sono tutti banchieri, e adesso lo sono anche i capi di governo). Dov’eri tu nel 1993? Ma non te lo ricordi, dov’eri.
È meglio che, con la dovuta cautela e le buone maniere, te lo dica io che sono anzianotta. Un giovane italiano potrebbe incazzarsi di brutto.

Maria Turchetto
Il Vernacoliere, febbraio 2012