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KEYNES

Lord Maynard Keynes era una tremenda Cassandra: aveva quasi sempre ragione. Anzi, togliete pure il quasi: aveva sempre ragione. Disse che la “pace cartaginese” imposta alla Germania dopo la prima guerra mondiale avrebbe avuto conseguenze nefaste – e arrivò il nazismo. Disse che le politiche monetarie portate avanti da Churchill erano deleterie – e ci fu il crollo della sterlina e dell’intero sistema monetario internazionale. Disse che le politiche restrittive che penalizzavano salari e consumi interni si sarebbero rivelate disastrose – e venne la crisi del 1929.
Sì, probabilmente portava un tantino sfiga, ma le sue analisi erano ineccepibili. Lo sono tuttora. Riporto qui sotto un breve brano in cui potete tranquillamente sostituire “sterlina” con “euro” e Wiston Churchill” con un qualsiasi primo ministro ligio agli ordini di Bruxelles (io ci ho messo Matteo Renzi, ma potete metterci Mario monti, o Lucas Papademos per la Grecia e così via): torna tutto.
Su una cosa però aveva torto: credeva che il capitalismo si potesse addomesticare, ma non è così.

Devo scegliere il lavoro come la più illustre delle vittime della nostra politica monetaria. In queste circostanze i datori di lavoro propongono di ristabilire l’equilibrio con una riduzione dei salari, quale conseguenza della maggiore precarietà, indipendentemente dalla riduzione del costo della vita: il che vale a dire riducendo il livello di vita dei lavoratori, i quali dovrebbero sopportare questo sacrificio per permettere di sanare una situazione di cui non sono assolutamente responsabili, e di cui non hanno alcun controllo. Il fatto che questa appaia una soluzione ragionevole è di per sé una pesante critica al nostro modo di dirigere gli affari economici (anche se ciò non implica affatto che debbano essere i datori di lavoro a subire la perdita). Come ad altre vittime della transizione economica del passato, ai lavoratori non si offre altra scelta che la fame o la sottomissione, mentre i frutti della loro sottomissione vanno a beneficio di altre classi.
[...] I lavoratori sono il “modesto sacrificio” ancora necessario per garantire la stabilità della sterlina dell’euro. La critica situazione dei lavoratori è la prima, ma non l’ultima (a meno che non ci assista molta fortuna) delle “conseguenze economiche di Winston Churchill Matteo Renzi”.
La verità è che siamo al bivio fra due teorie della società economica. L’una sostiene che i salari dovrebbero essere determinati facendo riferimento a quanto è “giusto” e “ragionevole” in un rapporto tra classi. L’altra, la teoria del Moloch economico, afferma che i salari dovrebbero essere determinati dalla pressione economica, altrimenti detta “realtà dei fatti”, e che tutta la nostra grande macchina debba procedere a rullo compressore, tenendo presente soltanto l’equilibrio generale, senza prestare attenzione alle conseguenze che comporta sui gruppi sociali.

John M. Keynes, Le conseguenze economiche di Mr. Churchill (1925)