torna a ecomomics

torna alla home page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BERNARD MARIS

Non posso qui non ricordare un personaggio davvero notevole fra le vittime della strage al Charlie Hebdo. Non che vignettisti e umoristi come il direttore Charb, Wolinski, Cabu, Tignous non fossero notevoli. Ma Bernard Maris, che sul Charlie si firmava Oncle Bernard, è davvero un caso speciale.
Bernard Maris era un economista: professore di Scienze Economiche all’Institut d’Études Européennes di Parigi, era consigliere della Banca Centrale di Francia. Ma anche militante dei Verdi e membro del consiglio scientifico di Attac France, uno dei maggiori movimenti no-global francesi. Non per il gusto di tenere i piedi in due staffe: perché era un oppositore (alle politiche economiche europee, alle ricette del FMI, al pensiero unico neoliberista, al capitalismo) intransigente e radicale impossibile da emarginare e perciò prezioso.
Bernard Maris era un economista che odiava gli economisti. Non tutti gli economisti: stimava certamente Keynes («non se ne abbiano a male i moderni cultori della Scienza Economica in maiuscole e cappello a punta: Keynes è stato, oltre che un esperto di statistica, uno spirito universale, dotato di un’immensa cultura, capace di abbracciare tanto la storia che la filosofia, la logica, le matematiche e ovviamente l’economia del suo tempo» - da B. Maris, Keynes ou l’économiste citoyen, 2013) e Marx («È poco dire che l’opera di Marx è stata rivoluzionaria, come lo sono state la teoria della relatività nel mondo di Newton e la nascita di Harry Potter nel mondo del Petit Prince» B. Maris, Marx ô Marx, pourquoi m’as-tu abandonné?, 2012). Bernard Maris odiava i «guru dell’economia che ci prendono per imbecilli», maestri nell’arte di giustificare a posteriori l’infondatezza delle proprie previsioni (B. Maris, Lettre ouverte aux gouroux de l’économie qui nous prennent pour des imbéciles, 2003). Odiava gli economisti main stream, gli adepti della scuola neoclassica e dell’individualismo metodologico che descrivono la società come una somma di atomi “razionali” unicamente obbedienti al calcolo di costi e benefici, cui nessun comportamento sembra sfuggire: «sei altruista? è perché sei egoista e razionale e la tua generosità ti procurerà qualche vantaggio. Partecipi ai Ristoranti del cuore? è perché sei un freddo calcolatore che cerca profitti sul piano morale. Ti impicchi? è perché hai calcolato che la tua vita non valeva più nulla e hai razionalmente economizzato con una corda»  (B. Maris, Houellebecq économiste, 2014). Odiava gli economisti apologeti del mercato: «Gli eco­no­mi­sti rac­con­tano che il fun­zio­namento delle società è natu­rale, che lo scam­bio di mer­cato è pri­mor­diale e natu­rale, che la con­correnza è anch’essa qual­cosa di natu­rale, che non si può con­trad­dire il mer­cato. Se per mer­cato s’intende il “giro­tondo dei potenti” (ana­li­sti, esperti, mul­ti­na­zio­nali, ban­che d’affari, agen­zie di rating, gior­na­li­sti finan­ziari, uomini poli­tici) è vero. Ma non vi è nulla di meno natu­rale di un mercato creato, orga­niz­zato, isti­tu­zio­na­liz­zato a favore di inte­ressi molto par­ti­co­lari, né vi è nulla di più inef­fi­ciente. La sto­ria, la genesi dei mer­cati, dei pro­dotti, delle inven­zioni, le loro rela­zioni con la socio­lo­gia, l’antropologia, i costumi, la psi­co­lo­gia, la geo­gra­fia, la poli­tica – di tutto que­sto dovrebbe occu­parsi una buona ana­lisi eco­no­mica, che pri­vi­legi la sto­ria, i fatti. Tutto il resto è solo ideo­lo­gia» (B. Maris, Antimanuel d'économie, 2003). Odiava gli economisti che – come diceva Keynes – semplicemente “non sanno”: non sanno che la sfera della produzione e del consumo è soggetta a variabili storiche, sociali, geografiche e antropologiche imponderabili che nessun modello economico può imbrigliare.                    
La morte di Bernard Maris è una perdita incalcolabile (a dispetto dei calcoli universali degli economisti). Perché hanno ammazzato questo antieconomista che denunciava le responsabilità dell’Occidente imperialista e gli orrendi interessi economici che supportano le guerre (Ph. Labarde, B. Maris, Ah, que la guerre économique est jolie!, 1998)? La storia ha un ben strano senso dell’ironia.

 febbraio 2015