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LA PROMOZIONE DELL’AZIONARIATO POPOLARE

 

L’azionariato popolare – recita un dizionario di economia più autorevole del mio – è la “promozione della proprietà azionaria presso il più vasto pubblico dei risparmiatori”. Promozione: come no! Ve li ricordate i promotori finanziari? Adesso in giro non li vedi più (verrebbero picchiati) ma negli anni ’90 pullulavano. Ti tampinavano peggio dei testimoni di Geova. Anzi, più che altro sembravano mormoni: capelli corti, giacca e cravatta, ventiquattrore in mano ti suonavano alla porta, ti telefonavano, ti fermavano per la strada… Una vera piaga!

Il fatto è che in Italia a quei tempi l’azionariato popolare non c’era. La gente che aveva qualche soldo da parte investiva nel mattone se poteva, se no si comprava un bel BOT – allora rendevano il 10, 12, perfino il 15 % di interesse senza che nessuno strillasse AIUTO LO SPREAD! – e si metteva tranquilla. E allora bisognava promuoverlo, l’azionariato popolare, far diventare di moda il gioco in borsa per la maggior gloria degli speculatori internazionali.

L’hanno promosso, eccome, accidenti a loro. E mica per lo zelo dei promotori finanziari: perché pensarono bene di abbassare il tasso di interesse. Siccome i titoli di Stato, a quel punto, rendevano pochino, la gente che aveva qualche risparmio si lasciò convincere che conveniva puntare sulla borsa, comprare “fondi di investimento”, cioè pacchetti di azioni miste – un po’ buone, un po’ cattive, alcune sicure, tante a rischio: ma allora chi lo sapeva? Sembravano buone tutte, perché la borsa era in rialzo – per pasturare la gente.

Ora bisognerebbe fare una riflessione che a quei tempi pochi hanno fatto: cosa significa spostare il risparmio dallo Stato alla borsa? Dal punto di vista macroeconomico – come si dice – significa spostare una grossa quota del reddito nazionale dal settore pubblico al settore privato. Togliere risorse alla spesa pubblica per metterle nelle mani delle imprese private – che volevano soldi per riconvertire, ristrutturare, ahimé in Italia soprattutto per delocalizzare, disinvestire (anche disinvestire costa), passare dalla produzione alla speculazione.

E la speculazione fece i suoi danni. Il rialzo durò qualche anno, poi cominciarono a scoppiare le bolle. I risparmi di un sacco di gente che aveva abboccato grazie alla zelante promozione e all’abbondante speculazione finirono bruciati. Ve lo ricordate di sicuro: magari ci siete cascati anche voi.

Sull’azionariato popolare – pur di promuoverlo – sono state dette cose veramente improbabili: che è una forma di democrazia economica, che è quasi l’anticamera del socialismo, visto che le imprese diventano “di tutti”. Di tutti un corno. I padroni del vapore sono sempre i soliti e l’azionariato popolare è solo un bel sistema per fregare i risparmi a chi se li è sudati.

Maria Turchetto