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non è italiano: niente pugnetto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Vernacoliere, novembre 2005
la recensione del turco

Relativismo
Harry G. Frankfurt, Stronzate. Un saggio filosofico,
Rizzoli, Milano 2005, pp. 63, euro 6.00

L'ultima pagina di questo libretto avverte sobriamente che l'autore "è uno dei più eminenti filosofi morali del nostro tempo" e che "negli USA questo libro è stato uno straordinario fenomeno editoriale e ha raggiunto il primo posto nella classifica dei bestseller" (p. 63). Per forza, perché gli yankees sono stronzi (scusate il razzismo) e lo sono anche quasi sempre i filosofi morali (dico quelli contemporanei come il Nostro). Il libretto, infatti, è per l'appunto una stronzata, secondo la definizione citata a p. 15: "falsa rappresentazione ingannevole [...] per mezzo di parole o atti pretenziosi". Pretenzioso, è pretenzioso da matti - mister Frankfurt se la tira da morire. E contiene una falsa rappresentazione ingannevole.
L'autore sostiene che qualsiasi affermazione è una stronzata, cioè una balla priva di fondamento. Il titolo originale - e l'oggetto della dissertazione filosofica - è infatti bullshit, letteralmente "merda di toro", sinonimo volgare di bull, "traducibile con fandonie, sciocchezze, balle", come spiega il curatore (p. 6). Sono tutte bull, balle: questa è la tesi del libro. La teoria della relatività e le prediche del cardinal Ruini, i vaneggiamenti di vostro nonno, le sparate di Marcello Pera, la Critica della ragion pura di Kant, la Bibbia, gli articoli di Oriana Fallaci, il teorema di Pitagora, l'oroscopo del Tirreno e naturalmente questo libretto di Harry G. Frankfurt: tutte fandonie, sciocchezze, stronzate.
Perché? Perché la verità assoluta è preclusa a tutti - filosofi, preti, scienziati, ignoranti e sapienti - e allora "uno che smette di credere alla possibilità di identificare alcune affermazioni come vere e altre come false ha davanti a sé solo due strade. La prima è rinunciare a qualunque tentativo sia di dire la verità sia di ingannare. Questo significherebbe vietarsi qualsivoglia asserzione riguardo ai fatti. La seconda strada è continuare a produrre asserzioni che danno a intendere di descrivere le cose come stanno, ma che non possono essere altro che stronzate" (pp. 58-59). In parole meno pretenziose: se si ritiene che la verità sia irraggiungibile, o si sta zitti, o si continua a parlare sapendo di contar balle.
Balle
, caro il mio Frankfurt. Il vero e il falso non sono affatto scomparsi - lasciando al loro posto stronzate equipollenti, intercambiabili e indecidibili - dai ragionamenti di chi si sforza di produrre conoscenze e non si accontenta di sbobinare parole. Sono scomparsi il vero e il falso assoluti, certo: ma sono proprio il vero e il falso relativi che permettono di formulare giudizi. 2 + 2 = 5 è meno falso (o più vero) di 2 + 2 = rosso. E 2 + 2 = 3,99999 è addirittura quasi vero*. E' così che procede la conoscenza. Ti pare che se no gli scienziati starebbero lì a fare tutti quegli esperimenti e misure e verifiche e conti per il bel risultato di un mare indifferenziato di stronzate? L'affermazione che la terra è tonda è più vera (o meno falsa) dell'affermazione che la terra è piatta, la teoria dell'evoluzione è più vera del mito della creazione, l'asserzione "il cardinal Ruini è arrogante" è più vera dell'asserzione "il cardinal Ruini è mite" - quest'ultimo esempio per dire che il relativismo funziona anche sul piano del giudizio etico.
Cari i miei filosofi del tutto fa brodo, pensatori del paradosso, scettici a più non posso: il relativismo è una cosa seria. Quello che raccontate voi è un relativismo assoluto che non esiste - è una contraddizione in termini - e non viene praticato in nessun campo del sapere. Quello che raccontate voi è il relativismo come lo vorrebbero i preti, perché se fosse così allora davvero non resterebbe altro che attaccarsi a Dio, alla verità rivelata e ai suoi interpreti autorizzati. Ma così non è: il relativismo è relativo - lo dice la parola stessa.

Maria Turchetto

* Traggo questo esempio da un breve saggio di Isaac Asimov intitolato La relatività del torto, che svolge questo argomento in modo leggibilissimo e per nulla pretenzioso (Isaac Asimov, Grande come l'universo, Mondadori, Milano 1990, pp. 261-275).