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Il Vernacoliere, ottobre 2004
la recensione del turco

Horror
Massimo D'Alema, A Mosca l'ultima volta. Enrico Berlinguer e il 1984,
Donzelli editore, Roma 2004, pp. 142, euro 12,50.

Questo libro leggetelo solo se avete nervi d'acciaio: è lugubre, fa paura, è pieno zeppo di morti, funerali, necrologi. Il finale, poi: raccapricciante! Io non ci ho dormito la notte, dalla paura che Berlinguer - che fa la parte del morto e dell'assassino (ahi! lo so, non dovevo dirvelo: ormai mi è scappata) - venisse a tirarmi per i piedi. Giuro, stavo lì, con gli occhi spalancati, a ripetermi: "è solo un'invenzione letteraria! è solo fiction!"
Finzione, lo è davvero. E' tutto finto, in questo libro, a cominciare dall'autore: il ringraziamento a p. 11 chiarisce inequivocabilmente che è stato scritto dalla moglie di D'Alema, Linda (tra parentesi, signora Linda, complimenti! che mano, nelle atmosfere cupe! Mary Schelley, al suo confronto, fa venir voglia di ridere). Finto, ovviamente, il "ritrovamento di un vecchio diario" da cui prende spunto il racconto (p. 9), trovata letteraria vecchia come il cucco, ma sempre efficace. Fintissimi i personaggi: un Berlinguer che capisce le barzellette (p. 65), un D'Alema che non vuole prendere le distanze dal movimento del '77 (p. 102), un Fassino che difende la scala mobile (p. 89).
Bene, ora siete senz'altro convinti che siamo nel mondo della fantasia e che i mostri di cui qui si narra non esistono nella realtà. Possiamo dunque farci coraggio e affrontare la lugubre trama. Il primo capitolo è truculento fin dall'incipit: "Il taglio della scala mobile" (p. 15). ZAC! Subito dopo muore Eduardo De Filippo (sempre a p. 15, funerali a p. 41). Muore naturalmente Berlinguer, parecchie volte (p. 72, p. 96, p. 105; funerali e necrologi a p. 9, p. 97, p. 100, pp. 111-122). Muore Indira Gandhi (p. 43). "A Beirut [...] la Jihad islamica uccide ventitre persone" (p. 44; nel 1984 a sinistra si usava ancora dire "resistenza palestinese", ma non stiamo a sottilizzare), poi, nella stessa pagina, "una nube tossica fuoriesce da una fabbrica americana di insetticidi uccidendo duemilacinquecento persone". Muore Adriana Seroni (p. 48, funerali a p. 49). Muore Jurij Andropov (p. 45; veglia funebre pp. 61-62, funerale solenne pp. 66-70). Alle pp. 83-84 viene seppellito il simbolo del Pci. Aldo Moro è già morto, Bettino Craxi è ancora vivo ma morirà (necrologio a p. 97). Alla fine, in un tragico crescendo, muoiono in un incidente Pino Gadaleta e Giusi Del Mugnaio, quest'ultima compagna, all'epoca, di Massimo D'Alema (p. 107). E' la penultima pagina (non conto le appendici), siamo a 2534 morti, se non ho contato male, e l'orrore non è ancora finito.
Teniamolo un po' in sospeso, il terrificante finale - un po' di suspence non guasta mai, nemmeno nelle recensioni. Chiediamoci piuttosto: tra tutti questi morti, chi è il morto più importante, il morto - per così dire - protagonista? Berlinguer? Ma no, Berlinguer - ve l'ho già detto - è l'assassino. Eppure la signora Linda vi aveva messo subito sulla buona strada: il vero morto, il cadavere eccellente, è quello con cui inizia il racconto. E' la scala mobile. E' la morte della scala mobile che viene narrata per esteso, con dettagli raccapriccianti. E' la ricerca del suo assassino che regge l'intera trama.
Siamo al capitolo centrale - dico dal punto di vista narrativo, di fatto è l'ultimo. Capitolo che - vi avverto - richiede davvero uno stomaco forte. Vedete, che la scala mobile l'avessero fatta fuori, io lo sapevo; quel che non sapevo è che non ci fu un colpo secco, ma una tortura prolungata e una straziante agonia. Un primo decreto, contrattazioni, emendamenti, "opposizione 'di principio'" (p. 80), addirittura ostruzionismo parlamentare; protesta operaia nelle piazze, ma - diamine! - bisogna "governarla", "lasciata alla sua spontaneità, avrebbe potuto degenerare" (p. 80). Attenti, qui sta il punto: gli operai minacciano i dirigenti sindacali e politici, giurano che gliela faranno pagare se quel decreto passa. Il decreto decade, viene ripresentato con qualche compromesso - sostanzialmente, "una rivalutazione degli assegni familiari" (p. 88). La scala mobile è ormai allo stremo. Discussioni, mediazioni, perplessità. La Direzione del Pci è spaccata: "Da una parte si sottolinea il successo ottenuto e si invoca un mutamento di rotta nell'azione politica e parlamentare [...]. Ma tutta un'altra parte della Direzione premeva per continuare la battaglia in modo intransigente [...]. Fra questi, in prima fila, i giovani dirigenti delle organizzazioni periferiche. Giulio Quercini, segretario della Toscana, Piero Fassino, allora a Torino e io stesso" (p. 89). Ma ecco, si alza il carnefice - tenetevi forte, qui c'è proprio da aver paura. "Berlinguer alla fine [...] accolse l'invito a una condotta più moderata [...]. Ormai era chiaro che egli non escludeva si potesse trovare, uscendo dal muro contro muro, una convergenza con settori della maggioranza" (p. 90). E' finita. Il decreto passa. La scala mobile muore.
Avete capito? COLPA SUA! COLPA SUA! berciano gli attuali dirigenti del Pds, allora giovani dirigenti del Pci. Sanno di averla fatta grossa. Le minacce operaie se le ricordano ancora adesso, ne hanno ancora paura - così tanta che, per esorcizzarla, oggi sostengono che la classe operaia non esiste più. COLPA SUA! Prendetevela con Berlinguer, tanto è morto. Giù le mani, non prendetevela con noi, noi vi abbiamo difesi! Balle, cari miei. Oh, scusate, anche questa mi è scappata: volevo dire fiction.
Che schifo, ragazzi. Ve lo dicevo che non è roba per stomaci deboli. E il finale - no, non ve lo risparmio - è davvero degno di tanto orrore. Ultima pagina. Dopo 2534 morti, D'Alema è affranto in una camera d'albergo. "Sentii bussare alla porta [...]. Era Piero Fassino. Mi abbracciò". Dopo i morti, i morti-viventi. AAAARGH!

Maria Turchetto