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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO È COLPA MIA?
Se c’è una cosa che mi manda in bestia è quando addossano ai singoli i
problemi del mondo. C’è l’inquinamento? È colpa mia che metto troppo
detersivo nella lavatrice. O non inquinano le guerre che buttano giù di
tutto, uranio impoverito, napalm, gas asfissianti? O non inquinano gli
scarichi industriali? Ma se poi la gente muore di cancro vengono a
rompere i coglioni a me perché fumo. C’è il buco nell’ozono? Colpa mia
che mi spruzzo il deodorante. C’è la siccità, manca l’acqua? Mica perché
la rete idrica italiana ne perde più del 30% da quanto è tenuta male,
macché, colpa mia che non sto attenta al rubinetto quando mi faccio il
bidè.
Perfino il debito pubblico: “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre
possibilità”, ci hanno ripetuto fino alla nausea. Hai capito? Ho voluto
mangiare filetto, andare a scuola gratis ed essere curata quando mi
ammalo, ho voluto addirittura la pensione dopo 40 anni di lavoro… E ora
il debito pubblico italiano è enorme e l’Europa ci tiene in castigo.
Balle, ragazzi. Ve lo dico io com’è andata la faccenda del debito, se
avete un po’ di pazienza.
Dovete sapere che, fino al 1980, quando lo Stato italiano emetteva
titoli li piazzava tutti: un po’ ne compravano i risparmiatori, un po’
ne compravano le banche che a quei tempi erano obbligate a tenerne una
certa percentuale in portafoglio, soprattutto la Banca d’Italia
compravano tutti i titoli che non venivano venduti sul mercato. Li
comprava stampando moneta. Con tutti i titoli piazzati, i tassi di
interessi rimanevano abbastanza bassi e dunque lo Stato non si strozzava
per pagare il “servizio del debito”. Per di più la Banca d’Italia gli
interessi non li incassava proprio, li lasciava allo Stato; il quale,
ogni volta che i titoli andavano in scadenza e rimborsava il capitale,
poteva emetterne degli altri. Un sistema tutto sommato equilibrato,
tant’è che nel 1980 il debito pubblico era sotto il 60% del PIL, proprio
come prescrive il trattato di Maastricht.
Ma nel 1981 ci fu il cosiddetto “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro,
con un atto unilaterale della Banca d’Italia. Praticamente, l’allora
governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi scrisse una bella
letterina all’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta dicendogli
che non avrebbe più comprato i titoli non piazzati agli investitori
privati. Nel frattempo, anche le banche private erano state esentate dai
“vincoli di portafoglio”. In queste condizioni lo Stato cominciò a
faticare parecchio per piazzare i propri titoli: alle aste il prezzo del
titolo scendeva di conseguenza moltissimo, mentre salivano a dismisura
gli interessi (noi vecchi ci ricordiamo bene che negli anni ’80 gli
interessi dei BOT viaggiavano al 12, 15, perfino 20%, una vera
enormità). Ed è proprio per questo che il debito italiano esplose: nel
1990 era già al 110% del PIL, quasi raddoppiato in un solo decennio.
Ma è colpa mia, “sono vissuta al di sopra delle mie possibilità”, ho
voluto mangiare filetto. Ciampi, invece, è ricordato come un fedele
servitore dello Stato, un “civil servant” come ha detto Mattarella
commemorandolo, un salvatore della patria, un eroe. E anche questo mi
manda in bestia.
Maria Turchetto
Il Vernacoliere,
giugno 2017
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