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DERIVATI ALLA DERIVA

Mi piacerebbe spiegarvi cosa sono i derivati, ma non ci riuscirò mai. Non ci riesce nessuno.
Provate un po’ a cercare su google: saltano fuori diecimila pagine web che promettono di spiegarvi i derivati, ma mica lo fanno davvero (tra parentesi, stateci attenti con quelle pagine, sono per lo più siti di trading on line e come muovete il mouse o cliccate a vanvera capace vi rifilano due o tre titoli spazzatura senza che nemmeno ve ne accorgiate). Ci trovate scritto che i derivati si chiamano derivati perché il loro valore deriva dal valore di altre merci, titoli, crediti, valute, interessi e quant’altro. Grazie! Non è mica una spiegazione! Al massimo vi fanno uno schemino semplificato del future: io compro, poniamo, per 10 € il diritto di comprare una certa cosa per 100 € tra un anno, se tra un anno quella cosa varrà 120 ci avrò guadagnato, se varrà 80 ci avrò rimesso. Una scommessa, insomma: facile, no? e innocuo, si direbbe.
Macché facile! Sono scommesse, sì, ma incrociate, frazionate, complicate e pasticciate all’infinito, che danno luogo a non so quante tipologie dai nomi bislacchi, swap, forward, option, warrant, cap, floor, collar e via di questo passo. I giornalisti farciscono le pagine finanziarie con questi nomi, ma credetemi: non ci capiscono nulla. E non c’è mica da vergognarsi, a non capire di derivati. Figuratevi che un tipo che ha inventato una formuletta per calcolare il valore di un’option ha vinto addirittura il premio Nobel per l’economia – per dirvi com’è complicata la faccenda. Nemmeno le banche italiane, del resto, ci capivano nulla quando i derivati cominciarono a essere importati dalle grandi banche anglosassoni: non capivano più se avevano debiti o crediti e tanto meno con chi li avevano! E infatti fecero grosse perdite. Ma poi anche le banche italiane un pochino lo impararono, questo gioco delle tre carte, e si misero a sbolognare derivati ai risparmiatori, alle imprese e agli enti pubblici – vedi cos’è successo al Comune di Milano!
Macché innocuo! Le famose paginette che trovate su google vi dicono che i derivati sono nati per “coprire dal rischio” le imprese e le banche – dal rischio di oscillazione dei prezzi, dei cambi, degli interessi. Figurati! Sono nati per imbrogliare e per speculare. Le imprese e le banche li usano per gonfiare gli attivi e i passivi e per rendere i bilanci incomprensibili (vedi Monte dei Paschi di Siena). Gli speculatori li usano perché, come si dice in gergo, hanno un “effetto leva”, cioè in pratica possono muovere tanti titoli – e quindi giocare alla grande al rialzo e al ribasso – spendendo lì per lì pochi quattrini (10 anziché 100, come spiega lo schemino semplificato del future). E questi giochi alla grande sono pericolosi eccome: provocano fallimenti a effetto domino, affamano la gente (lo hanno fatto i future sul prezzo del grano), mandano in bancarotta Stati interi (lo hanno fatto i derivati sui bond argentini).
Bisognerebbe abolirli, altro che tagliare le pensioni e la spesa sociale!

 Maria Turchetto
Il Vernacoliere, febbraio 2013