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MA I RICCHI CE L’HANNO GIÀ

Durante la campagna elettorale s’è fatto un gran parlare di flat tax, la “tassa piatta”, cioè il sistema fiscale proporzionale ad aliquota fissa. Una delle bandiere del centrodestra, osteggiata dal centrosinistra che ritiene preferibile il sistema fiscale progressivo, come del resto vuole l’art. 53 della nostra Costituzione: “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
In linea di principio, anch’io sono per la progressività. Non solo perché è un sistema più equo, ma perché fare “politica dei redditi”, cioè penalizzare quelli più alti e favorire quelli più bassi, è una buona misura di politica economica, che sostiene i consumi e il mercato interno. Ma… ma…
Ma i ricchi – i redditi più consistenti – la flat tax ce l’hanno già, e magari nessuno ve l’ha detto.
Le rendite finanziarie, grandi o piccine che siano, hanno la cedolare secca dal 2011, oggi al 26%. Eh sì, ragazzi: vorrete mica che la gente porti i capitali all’estero? I redditi immobiliari pure, sempre dal 2011, 10% per gli affitti a canone concordato e 21% per quelli a canone libero. Vorrete mica che smettano di comprare case? E anche le imprese, se sono società di capitali, al 24% come previsto dalla Legge di Stabilità del 2016. Vorrete mica che delocalizzino in Romania? Restano fuori le imprese familiari, le società di fatto, le società di persone: roba piccola, tipo idraulici e muratori, che poi lo sapete che si fanno pagare in nero, oggiù vi si fa risparmiare l’IVA, e insomma le tasse se le appiattiscono da soli.
E allora, l’art. 53 della Costituzione? I “criteri di progressività”? Eh, ormai ci sono solo per i redditi da lavoro: salari, stipendi, pensioni. L’equità si fa solo tra disgraziati.
Ve l’ho detto, io sono favorevole alla progressività. Ma fatta così, non vi sembra una presa di culo?

Maria Turchetto