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“GLI ITALIANI STANNO CAMBIANDO IL MONDO”
“È una patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro?”
(risposta di un emigrato italiano in Brasile a un ministro italiano,
1928)
“Vincere non è una parola fascista”: l’ha detto Renzi (è una delle tante
frasi che potete trovare a bizzeffe nei numerosi siti che le
collezionano). Ha fatto bene a fare questa precisazione, perché troppo
spesso le sue uscite suonano un po’ di fascismo – e mi disturbano. “Io
non mollo”, “fregheremo chi ci boicotta”… come vi suonano? A me
ricordano i “noi tireremo dritto”, i “me ne frego” – e mi disturbano.
La frase che negli ultimi tempi mi ha disturbato di più, Renzi l’ha
pronunciata qualche giorno fa in un’intervista a CNN, interrogato a
proposito della fuga dei cervelli che caratterizza tristemente il nostro
paese: “gli italiani stanno cambiando il mondo”. Ecco, questa è proprio
una frase fascista. Da fascismo della prima ora, quello degli anni ’20,
quando l’Italia era un paese con le pezze al culo e un’emigrazione da
paura: 9 milioni di emigranti, in quel decennio, su una popolazione
stimata dal censimento del 1921 in 36 milioni di abitanti. Una
disgrazia. Una vergogna. E allora Mussolini ci metteva sopra la foglia
di fico dell’italianità all’estero: gli italiani cambiano il mondo!
Andate un po’ a guardare i siti che collezionano le frasi di Mussolini:
di frasi così ne trovate a bizzeffe.
Oggi l’Italia è di nuovo un paese con le pezze al culo e un’emigrazione
da paura. La fondazione “Migrantes” ha da poco presentato il rapporto
Italiani nel mondo 2014: 141.000 italiani all’estero in più nel solo
2013 (quelli iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti
all’estero – è un dato sottostimato perché c’è chi non si iscrive), con
un’altissima percentuale di giovani (quasi il 40%). Per forza, in Italia
i giovani disoccupati sono quasi raddoppiati nel giro di cinque anni,
arrivando alla quota record del 44,2%. Una disgrazia. Una vergogna. E
allora mettiamoci su una bella foglia di fico: “gli italiani stanno
cambiando il mondo”!
Certo, gli italiani che emigrano oggi non sono più (o non sono solo)
braccianti, operai, minatori… Sono diplomati, laureati, dottori di
ricerca. E questo non è semplicemente una disgrazia e una vergogna: è
uno spreco inaudito. Lo spreco di tutti i soldi spesi per la formazione:
per i 13 anni di scuola dalle elementari alle superiori, per
l’università, per i dottorati e gli assegni di ricerca. Li formi e poi
li fai scappare. Bell’affare: un guadagno netto per chi li prende, una
perdita secca per noi. Ma chi se ne frega? Noi vinceremo, tireremo
dritto e ci daremo anche delle arie – visto che “gli italiani stanno
cambiando il mondo”.
Maria Turchetto
Il Vernacoliere,
novembre 2014
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