torna alla pagina dei papi e cardinali

torna alla home page

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Vernacoliere, luglio 2004
la recensione del turco

Splatter
Giovanni Paolo II, Alzatevi, andiamo!,
Mondadori, Milano 2004, pp.178, 15.00 euro

Il nuovo libro del papa è subito balzato in vetta alle classifiche. Chissà perché, poi: vi assicuro che è un libro molto noioso. Sono memorie degli anni in cui Karol Wojtyla faceva il vescovo - poi l'arcivescovo - a Cracovia. Una vita grigia, tutta devozione e spirito di servizio. Preghiere, litanie, esercizi spirituali. Qualche soggiorno dalle orsoline grigie (sono monache, non bestiole) e dalle suore albertine (cfr. p. 96), visite pastorali in primavera e in autunno (cfr. p. 60) e finalmente una bella gita in Terra Santa (pp.153-159): sono le uniche distrazioni che il Nostro si è concesso prima del papato.
Considerando il papa d'assalto che è venuto fuori dopo - vincitore della crociata contro il comunismo, propugnatore dell'evangelizzazione su scala planetaria, superecumenico scorridore del globo, tosto che non lo buttano giù nemmeno sparandogli addosso - mi sarei aspettata una trama più avvincente: intrighi internazionali, giochi di potere, maneggi di curia... Ma si sa, i cattolici devono praticare l'umiltà, anche a costo di non contarcela giusta. E allora bisogna leggere tra le righe.
In effetti, leggendo con attenzione, qualcosa, sotto, si avverte: le palle, se Sua Santità mi consente l'espressione. Prendiamo i gusti del papa in fatto di santi, per esempio: decisamente, gli piacciono i martiri. E non tanto quelli che porgono l'altra guancia, i martiri combattenti, ex combattenti e reduci. "Un posto particolare nella mia memoria - e, più ancora, nel mio cuore - ha frate Alberto [...]. Combatté durante l'insurrezione di gennaio e in quell'insurrezione un proiettile gli rovinò la gamba. Da allora rimase invalido; portava una protesi" (p. 147). E le sante? Quelle le preferisce casalinghe, come la "beata Aniela Salawa, una semplice domestica. La beatificai a Cracovia il 31 agosto 1991. La sua vita è la prova che il lavoro di una domestica, svolto con spirito di fede e di sacrificio, può condurre alla santità" (pp. 147-148). Insomma, ci siamo capiti: uomini in armi e donne alla conca, come ai bei vecchi tempi.
Povere donne, pazienza. In fondo lo sapevamo già, le chiese non sono certo qui per promuovere la nostra emancipazione. Ma anche per gli uomini, guardate, non butta mica bene. Tutta questa passione per il martirio non è una cosa sana. "Amare il sacrificio" (p.148), "affrontare la prova suprema offrendo una vittoriosa testimonianza di coraggio" (p. 145), "l'offerta della sofferenza" (p. 143), "rendere testimonianza alla verità, anche a prezzo di persecuzioni, a costo perfino del sangue" (p. 144). Ragazzi, c'è poco da stare allegri: è così che vi hanno sempre fregato.
Andiamoci piano, Santità. Io poi mi impressiono, il sangue mi fa effetto, e Lei lo mette proprio dappertutto. Il poema dedicato a Santo Stanislao, riportato alle pp. 150-152, per esempio: "rivoli di sangue", spade, sangue, "mani piene di sangue", spine dorsali troncate, carne e sangue, tagli alla base del cranio, battesimi di sangue... Ma cos'è? il trailer di un film di Quentin Tarantino?
Alzatevi, andiamo!
dice. Guardi, Santità, vada Lei. Io resto seduta quieta, se non le dispiace: non vorrei che poi qualcuno si facesse male. Per essere "il papa della pace" - scusi se glielo dico - Lei mi sembra un po' troppo sanguinario. E adesso che ha pure benedetto Bush, non ci casco davvero.

Maria Turchetto