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LA POLITICA UNICA

Tra poco ci chiameranno a eleggere il parlamento europeo e a me una cosa non torna. Anzi due. Ma andiamo con ordine.
La prima è che l’Europa ha una politica unica: rigore, deflazione, pareggio di bilancio, monetarismo, liberismo. O così, oppure sei “nemico dell’Europa”: nazionalista, insomma, il che risulta imbarazzante perché suona un po’ come fascista. Dico, non si può desiderare un’Europa che pratichi un po’ di protezionismo, stampi un po’ di moneta per sostenere la domanda, faccia un po’ di spesa pubblica per favorire l’occupazione? Non sto chiedendo la pianificazione sovietica e l’abolizione della proprietà privata: sto perorando le buone vecchie politiche keynesiane che per tanto tempo sono state gradite al capitalismo – e lo sono ancora in certi paesi. No, non si può. Se metti in discussione la politica di austerity sei fuori: “nemico dell’Europa”, nazionalista – fascista, giù. Sarà, ma a me non sembra che la democrazia funzioni a questo modo. Cosa votiamo a fare se tanto la politica è unica?
L’altra cosa che non mi torna è che questa politica unica – la politica di austerity – è di destra: sacrifica i redditi più deboli, crea disoccupazione, taglia la spesa sociale. Ma questa politica, in Europa, è sostenuta dai partiti di sinistra: socialisti, socialdemocratici o semplicemente democratici che siano. Per chi si sente in cuor suo un “europeista di sinistra” non c’è scampo alla confusione mentale. Se sei per l’Europa, appoggi una politica di destra – la maledetta politica unica che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Se vuoi una politica di sinistra sei “nemico dell’Europa” e per di più ti trovi schierato con partiti nazionalisti di destra. E così ti vengono sensi di colpa, crisi di identità, disagi psicologici.
Sarà il caso di superarli, questi disagi, di qui al 25 maggio. Perché non sono io, non siete voi che mi leggete, non siamo noi che dobbiamo avere i sensi di colpa e le crisi di identità. Sono i partiti della nostrana sedicente sinistra che hanno cambiato le carte in tavola, voltato gabbana, tradito – sì, tradito – quello che era il loro elettorato. Ma è tutta gente forte di stomaco: i sensi di colpa non li sfiorano, le crisi di identità le hanno superate da un pezzo, e quanto ai disagi psicologici gli basta una pacca sulla spalla della Merkel, una strizzatina d’occhio dei grand commis europei per tornare subito di buon’umore.

Maria Turchetto
Il Vernacoliere, maggio 2014