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il Vernacoliere, giugno 2003
la recensione del turco
Il budello di su mà
Magdi Allam, Saddam. Storia segreta di un dittatore,
Mondadori 2003,
pp. 259, euro 17.60
Questo libro rappresenta una dura lezione per quelli che - come me, lo confesso
- stanno sempre a cercare cause economiche e interessi materiali dietro alle
guerre e alle dittature. Balle: Magdi Allam fa piazza pulita di questo materialismo
volgare e ripropone con forza la ragioni dello Spirito - o dell'Inconscio, se
preferite. E così finalmente veniamo a sapere che Saddam Hussein è
quell'efferato dittatore che è (o che era? è vivo o morto? nella
fiction cinematografica e giornalistica la fine dei Cattivi non è
mai data per certa, potrebbero tornare buoni per un sequel) a causa dell'irrisolto
rapporto con la madre: "la personalità di Saddam è stata principalmente
segnata dalla figura della madre Sobha, nei cui confronti egli ha avuto un rapporto
di amore e odio" (p. 38).
Prima di entrare nel merito di questa acuta analisi, che apre nuovi orizzonti
alla storiografia (come sarà stata la mamma di Gengis Khan? quella di
Attila? quella di Hitler? quella di Milosevic? ecc. ecc.), premetto che Magdi
Allam è un vero esperto: inviato speciale per il Medio Oriente del quotidiano
La Repubblica, nei reportages sulla recente guerra si è
distinto per la capacità di riconoscere il vero Saddam dai molti suoi
sosia in base a un rapido calcolo dei peli bianchi nei baffi.
In effetti, l'attenta osservazione delle fotografie è la specialità
di Magdi Allam: costituisce la fonte privilegiata delle sue teorie psicopolitiche
nonché la principale documentazione prodotta. In un paragrafo del capitolo
intitolato con mano leggera "Psicopatico, donnaiolo e ipocondriaco", ad esempio,
desume la schizofrenia del dittatore iracheno dal fatto che nelle foto in cui
compare da solo è serio, mentre in quelle che lo ritraggono in compagnia
sorride (cfr. pp. 36-38).
Anche la ricostruzione della psicologia della signora Sobha, mamma di Saddam,
è affidata soprattutto a documenti fotografici: una sola foto, per essere
precisi, ma per Magdi Allam, vero scanner umano, è sufficiente. "L'unica
foto che si conosca di lei [...] la ritrae nei panni di una contadina povera,
imbacuccata da cima a fondo in un'ampia vestaglia nera [...] All'anulare della
mano sinistra spicca un vistoso anello adorno di una pietra di difficile identificazione"
(p. 38). E' un'immagine che riassume bene il ritratto complessivo che della
signora Sobha ci viene fornito: povera ma puttana.
La storia, all'inizio, è compassionevole. Rimasta vedova, incinta e in
miseria, Sobha perde anche il primogenito, ucciso dal cancro. "Singhiozzando
in modo incontenibile, si strappava i capelli e batteva i pugni contro il proprio
ventre gravido", ovviamente di Saddam Hussein (p. 15). Tenta il suicidio, dice
di non volere il bambino che ha in grembo, alla fine lo partorisce e lo chiama
Saddam, "che in arabo letterario dignifica 'molto scontroso' [...] ma nel dialetto
di Takrit significa esplicitamente 'disgrazia'" (p. 16). Rabbia? Disperazione?
No, autentica preveggenza: "Sobha era una chiaroveggente. Si guadagnava la vita
leggendo la mano, prevedendo il futuro con l'ausilio di conchiglie, compiendo
atti di stregoneria e occultismo" (ivi).
Ci sono già delle belle premesse perché il piccolo Disgrazia cresca
un tantino squilibrato. Ma non è finita qui: oltre che strega, la signora
Sobha è anche puttana, e benché nel frattempo, "secondo una consuetudine
tribale", avesse sposato in seconde nozze il cognato, "la povera donna sbarcava
il lunario prostituendosi" e "la sua spudoratezza aveva a tal punto irritato
la gente che molti chiedevano apertamente il suo allontanamento dal villaggio"
(p. 17). Saddam Hussein verrà a saperlo solo nel 1986 (si sfogherà
con il suo primo pianto da adulto e una bella strage rituale, l'episodio è
narrato ben tre volte: cfr. p. 9, pp. 17-18, p. 42), ma che sua madre non fosse
questa gran dama doveva già sospettarlo, visto che "dopo l'ascesa al
potere di Saddam, la volgarità di Sobha si accentuò a dismisura"
(p. 18). Risultato: "La realtà disonorevole della madre, in aggiunta
alla privazione dell'affetto materno hanno lacerato profondamente l'animo di
Saddam" (p. 43).
Grazie, dottor Magdi Allam. La diagnosi di grave turba psichica è del
resto confermata da fior di luminari: "Nell'agosto 1990 Adel Sadeq, ordinario
di psichiatria all'università Ein Shams del Cairo, sostenne che 'più
cresce l'ostilità del mondo nei suoi confronti, più Saddam si
sente felice'" (p. 66). "Un altro insigne psichiatra egiziano, Yousri Abdel
Mohsen [...] spiegò [...]: 'Ogniqualvolta si accresce il senso di paura,
Saddam reagisce con un'accentuata violenza [...]. Saddam non è in grado
di confrontarsi con la propria debolezza perché da tale confronto egli
ne uscirebbe distrutto, si lacererebbe interiormente fino a precipitare nella
follia totale'" (p. 67). "Jerrold Post, docente di psichiatria e psicologia
politica alla George Washington University, nonché consulente della Casa
Bianca, fu sostanzialmente d'accordo con questa diagnosi: 'E' la costellazione
del carattere in cui confluiscono la messianica ambizione del potere illimitato,
la mancanza di coscienza, la disponibilità ad aggredire indipendente
dai vincoli morali e l'ottica paranoica a rendere Saddam così pericoloso'"
(ivi).
Alla luce di questi perspicui referti medici vengono analizzate le vicende belliche
dal 1991 ad oggi: l'attacco al Kuwait, l'inutile resistenza opposta agli americani
(p. 239 e ss.), le reazioni all'embargo, gli imperdonabili errori di Bush padre
- prima, non aver proseguito la guerra fino alla conquista di Bagdad (p. 231);
poi, non aver utilizzato la CIA per destituire Saddam (p. 234) - fortunatamente
rimediati quest'anno dal provvidenziale Bush figlio, che ha infine tolto di
mezzo il micidiale psicopatico.
Ma se le cose stanno così, se davvero è per colpa dei traumi infantili
e delle mamme puttane che "la storia dell'Iraq è una successione di tiranni
morti ammazzati" (p. 243), occorre proprio bombardare quel disgraziato paese,
distruggerne le città, devastarne il territorio, massacrarne gli abitanti
a migliaia? Santo cielo, se per ogni rapporto di amore-odio verso la madre si
facesse un simile bordello, staremmo freschi. Non bastava un bravo psicanalista?
Diciamo la verità: il democraticissimo presidente USA ha avuto la mano
un tantino pesante. Non è che Magdi Allan vorrebbe magari analizzare,
con la sua straordinaria tecnica, una foto di George W. Bush e dirci se la sua
mamma - la famosa "vecchia babbiona", ricordate? - ha qualcosina da rimproverarsi?
Maria Turchetto
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