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il Vernacoliere, aprile 2003
la recensione del turco

Avanti Savoia!
Vittorio Emanuele di Savoia con Alessandro Feroldi, Lampi di vita. Storia di un principe in esilio,
Rizzoli, 2002, pp. 238, euro 15,00

Con questa pubblicazione la Casa di Savoia presenta i modelli, finora riservati soltanto a Francia e Svizzera, che dal 2003 saranno finalmente disponibili anche sul mercato italiano.

VITTORIO EMANUELE: è il modello di punta, incredibilmente versatile. Si rivolge a un target giovane ma raffinato ("lasciamo ... che anche i giovani possano conoscere ideali e stili della monarchia", p. 220), promette lusso ma anche solide prestazioni lavorative ("l'importante per me è tornare in patria e poter lavorare per il mio paese. In sostanza io ho sempre lavorato, anche stando all'estero ...", p. 209*). Motore: pochi cavalli ma moltissimi cavalieri (dell'Ordine Mauriziano, "circa 3000", cfr. p. 218). Trasmissione: ereditaria in linea maschile; trazione: integrale. Freni a disco autoventilati, ma la frenata non è sufficientemente potente, come dimostra l'incidente descritto alle pp. 84-85 (il tentativo di addossarne la responsabilità alla municipalità ginevrina ci pare un po' goffo). Consumo: elevato. Estetica: design frontale un po' pesante, troppo simile al posteriore per il nostro gusto.
La Casa di Savoia tiene a sottolineare la collaborazione con la più nota Casa di Maranello nella realizzazione di questo modello: Renato Cordero Lanza di Montezemolo ne è stato infatti il precettore (cfr. p. 76 e ss.). Al Montezemolo viene attribuito "l'insegnamento delle due 'M': se nella vita fai bene la Maturità scolastica e il Matrimonio, sei a cavallo" (p. 173), ritenuto evidentemente un contributo tecnico essenziale poiché viene ribadito più volte nel testo. Sappiamo che la maturità fu conseguita (p. 77), sia pure con un certo sforzo ("ero un allievo molto indisciplinato", p. 61), la laurea pare proprio di no: iscritto a Scienze Politiche (p. 77), il giovene Vittorio Emanuele trovò nell'esame di Diritto Costituzionale un ostacolo insormontabile. Quanto al matrimonio, fu assai contrastato dalla famiglia (cfr. pp. 186-187) ma alla fine ottenuto in due puntate (Las Vegas 1970, Teheran 1971).

MARINA: la Casa di Savoia vanta soprattutto le qualità sportive di questo modello (campionessa mondiale di sci nautico), dal momento che il lignaggio è un po' discusso (viene menzionato un dossier su certi "marchesi Ricolfi Doria", peraltro sparito, cfr. p. 186). Modello meno versatile ("incontra varie persone, fa beneficienza, segue le realizzazioni dell'Ordine Mauriziano", p. 186), offre una buona contropartita nelle prestazioni brillanti. Motore: buono il rapporto di coppia (una "relazione che dura ormai da quarant'anni, felicemente", p. 82), anche se i dati forniti dalla Casa non permettono di valutare i ritardi di erogazione del turbo e nemmeno la rapidità con cui il marito riesce a salire di giri. Alimentazione: biscotti (cfr. pp. 80-82). Differenziale posteriore autobloccante. Estetica: cerca di mantenere l'eleganza delle versioni degli anni '60, ma il paraurti anteriore è inutilmente appesantito e il rivestimento antigrinza di qualità scadente.

EMANUELE FILIBERTO: è il modello base, estremamente semplificato. Design frontale francamente rozzo: come dichiara la stessa Casa, "muso lungo, motore in ghisa molto pesante, cambio a leva corta non sincronizzato" (p. 76). Alimentazione: sottaceti.

Nel complesso, la pubblicazione della Casa di Savoia è interessante. Oltre ai modelli italiani, in appendice viene riportato l'intero catalogo e genealogie che documentano l'evoluzione dei modelli, dal mitico prototipo a vapore Umberto I Biancamano fino agli attuali esemplari a scoppio. Certamente mostra un'autentica dedizione a "ogni possibile mezzo di trasporto" a motore (p. 86): automobili, aerei, motoscafi, elicotteri, scooter acquatici e quant'altro.

* Nota: certamente qualcuno si chiederà che genere di "lavoro" abbia mai svolto, e offra ora all'Italia, questo personaggio che, stando al libro, risulta più che altro impegnato in un numero imprecisato di sport: tennis, pesca alla traina e subacquea, sci nautico, guida sportiva, volo, caccia al bufalo e al giovane Dirk Homer (anche se "preferisco sparare ai volatili", p. 88), sci, bob, alpinismo. A una lettura attenta, qualche attività più "seria" in effetti emerge: oltre al commercio di cavalierati, il nostro ha fatto un po' il procacciatore di affari per ditte italiane che trafficano in armi con il Medio Oriente (soprattutto con l'Iran, ai tempi dello Shah Reza Pahlavi). Purtroppo, senza l'appoggio dello Stato italiano: "Ricordo un generale francese ... che veniva spesso a Teheran per vendere armi. Ma non di nascosto, ufficialmente, per conto del governo francese. Questa era la differenza. Quel signore non era un mercante d'armi, era un militare in servizio, un generale, in divisa, che si trovava in Iran esplicitamente per venderi armamenti e materiale di difesa di produzione francese. Noi italiani, invece, dovevamo arrangiarci, non era certo l'addetto militare dell'ambasciata italiana a Teheran che poteva far vendere i nostri prodotti ... Potrei davvero lavorare ancora e meglio per il mio paese, qualora mi fosse data l'opportunità" (p. 210). Capita l'offerta? Avanti, Savoia.

Maria Turchetto