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IL PERSONAGGIO

Cercando su google immagini una foto della Tamaro con cui illustrare questa recensione, mi sono imbattuta in un fenomeno inquietante: in tutte le foto (e google è quanto mai generoso nel propinarne) la Tamaro ha la stessa espressione. Si vedono piccoli segni dell'età, cambia la montatura degli occhiali, ma tutto il resto rimane identico. Ecco la piccola galleria che ho realizzato, in fondo alla quale ho formulato alcune ipotesi interpretative.






Ce ne sono decine e decine, sempre con la stessa espressione. Scusate, ma vi sembra normale? O ha avuto una paralisi facciale da piccola, e allora quel sorriso da buoni sentimenti è un rictus che si tiene anche quando dorme. Oppure viene il dubbio che non appartenga alla nostra specie, né genere, né ordine, né philum... Insomma, è un mammifero o depone le uova? O magari è una pianta, di quelle asessuate tipo felci ed equiseti? O è un alieno?

 

 

  

  il Vernacoliere, gennaio-febbraio 2003
la recensione del turco

nonlibro
Susanna Tamaro, Va' dove ti porta il cuore,
Corriere della sera - I grandi romanzi italiani, 2003.

Quanti saranno i lettori - i veri lettori, quelli che si divertono a leggere - in Italia? Diciamo, e la faccio larga, 5 milioni. Questo significa che ci sono almeno 45 milioni di non lettori, i quali rappresentano per l'editoria un mercato ben più significativo. A questo mercato si rivolgono i non libri di Susanna Tamaro, di cui il più famoso è senza dubbio Va' dove ti porta il cuore: un prodotto di grande successo (oltre 8 milioni di copie vendute della prima edizione del 1994), che deve aver fruttato non poco agli editori e ai distributori.
Per la verità l'edizione che qui recensisco veniva data in omaggio con il Corriere della sera del 7 gennaio scorso: ma è chiaro che si tratta di un'operazione di marketing, fatta utilizzando un prodotto ormai completamente sfruttato e ammortizzato, per ottenere il massimo dalla vendita del nuovo non libro della Tamaro (Più fuoco, più vento edito da Rizzoli e puntualmente arrivato in libreria un po' prima di Natale) e di tutti gli altri non libri prossimi venturi, che dobbiamo ormai aspettarci con cadenza annuale (gli scrittori di non libri non sono soggetti a crisi di ispirazione).
Benché si tratti di un gadget pubblicitario, questa del Corriere è comunque un'edizione significativa, a causa della Prefazione di Enzo Biagi che candidamente svela il gioco: egli si dichiara infatti esplicitamente non lettore (non lettore di romanzi, in ogni caso, cfr. p. 7), ammette implicitamente di non aver letto questo romanzo in particolare, e si limita ad assemblare alcune frasi prive di reciproca connessione (oltre che di connessione con il romanzo della Tamaro, ovviamente).
A parte la disarmante sincerità di Biagi, forse sfuggita all'editore, per il resto il non libro è confezionato con molta cura: è fornito di sovracoperta, formato da vere pagine rilegate e perfino numerate (non è un semplice parallelepipedo di cartone), su cui sono stampate (nero su bianco, secondo la più classica tradizione) parole e frasi di senso compiuto. In questo, va detto, Susanna Tamaro è una vera e seria professionista: pur sapendo che il suo lavoro è destinato al mercato dei non lettori, non cede mai alla tentazione di affastellare a casaccio segni alfanumerici.
Ed è così che si deve fare, perché non lettore non è affatto sinonimo di analfabeta. Il non lettore, semplicemente, non legge libri, generalmente perché non ne sopporta la sequenzialità. Legge altre cose, titoli di giornali, bollette del telefono, cartellonistica stradale, foglietti illustrativi dei medicinali. E compra non libri: dei quali potrebbe magari voler leggere una singola frase, in una pagina qualsiasi ("va dove ti porta il caso", dice giustamente Biagi che mi sembra esperto di questa tecnica di non lettura, p. 8). Se lo fa, deve trovare subito qualcosa di vagamente significante che lo rassicuri: frasi compiute, appunto, meglio ancora frasi fatte. Niente di così complicato da richiedere per la comprensione la lettura delle frasi precedenti, e niente di così stimolante da indurlo a leggere ulteriormente: in entrambi i casi rischierebbe infatti di trasformarsi in lettore e di passare a un target più difficile da accontentare e meno redditizio. Ma al tempo stesso niente di troppo stupido o platealmente insensato, che potrebbe scoraggiarlo definitivamente dall'acquisto dei non libri.
Susanna Tamaro è una maestra di questo difficile equilibrismo. "L'infanzia e la vecchiaia si somigliano" (p. 23). "Se mai arriverai a ottant'anni, capirai che a questa età ci si sente come foglie alla fine di settembre" (p. 24). "Da bambini e da giovani si sogna di più" (p.28). "La mente è moderna quanto il cuore è antico" (p. 86). "La lingua batte dove il dente duole" (p. 61). "La storia fa accadere tante cose" (p. 177). "Coltivare il proprio piccolo carattere senza vedere più niente di quello che sta intorno vuol dire respirare ancora ma essere morti" (p. 85). "Per essere forti bisogna amare se stessi" (p. 75). Non è che un modestissimo campionario delle frasi per non lettori - come si vede, piccole sentenze e metafore leggere - sapientemente disseminate nel testo: ne costituiscono, secondo una mia stima approssimativa, circa il 65%, e ricorrono con una periodicità calcolata in modo che ogni pagina ne contenga da 2 a 6.
La scrittura di non libri richiede anche altri accorgimenti. Bisogna rassicurare e blandire i non lettori, ma anche evitare i lettori: Susanna Tamaro si affida, per questo, all'inconsistenza della trama (nelle opere più recenti credo l'abbia addirittura soppressa), che scoraggia ogni velleità di lettura completa e sequenziale.
Come si vede, già nella precoce prova del 1994 la Tamaro si mostra una vera maestra nella scrittura per non lettori, e non dubito che sia migliorata nei lavori successivi. In Va' dove ti porta il cuore c'è ancora, a ben vedere, qualche debolezza, ben comprensibile del resto se si considera quanto rigore, disciplina e oserei dire abnegazione di sé richiede questo genere letterario. Assemblare frasi fatte e falsi sentimenti comporta una notevolissima fatica psicologica, determinare su basi statistiche la loro giusta collocazione lungo una trama inesistente è una tecnica difficile e logorante, che richiede calcolo e freddezza. In Va' dove ti porta il cuore questa fatica spesso traspare, nella forma di un livore sordo e profondo. In questo esprimere qualcosa di autenticamente suo, Susanna Tamaro incrina un modello di scrittura per non lettori quasi perfetto e a tratti si avvicina pericolosamente alla scrittura per lettori. La nonna protagonista del romanzo, falsa come Giuda - proprio come dev'esserlo un personaggio per non lettori - in tutto quello che fa (curare fiorellini, raccogliere uccellini feriti, cucinare torte) e in tutto quello che sentenzia (le mielose frasette di cui ho offerto sopra un campionario), diventa autentica e credibile nell'odio che esprime lungo tutta la narrazione: odia il padre, odia la madre, odia le suorine presso cui studia nell'infanzia, odia la figlia, odia le femministe, odia quel terrone di suo marito e tutti i suoi compaesani, odia soprattutto la disgraziata nipotina scappata a gambe levate in terre lontane, cerca di raggiungerla per minacciarla, ricattarla psicologicamente, suscitarle atroci sensi di colpa, rovinarle la vita.
Questa anziana donna invelenita e moralmente ripugnante, che pulsa indomita sotto la dolce nonnina propinata ai non lettori, è vera, è l'espressione di un sentimento autentico e condiviso. Probabilmente i non lettori, pilluccando le frasette specificamente destinate a loro, non riusciranno a percepire questo lato oscuro del romanzo, ma a un lettore che, nonostante i trucchi impiegati per scoraggiarlo, lo legga tutto, non può sfuggire l'autentica carogna che si cela sotto la pappa del cuore.

Maria Turchetto