Da molti anni curo la pagina economica del Vernacoliere. Molti degli scritti che riporto qui sono stati raccolti nel volume Maria Turchetto, Dizionario di economia per allezziti. Da Adamo Smith a Zecca tutte le voci dell'Italia in crisi, Mario Cardinali Editore, 2015. Ma poi ho continuato. Sono articoletti tutto sommato invecchiati meno di altri - a parte i riferimenti a tizi come Mario Monti, che forse nessuno ricorda più - perché l'Italia continua ad essere in crisi. Magari prima o poi usciremo dal tunnel, ci sarà una ripresa, addirittura un nuovo boom economico... e allora invecchieranno tutti d'un botto. Me lo auguro.
Ho mantenuto lo schema a dizionario, raccogliendo sotto le varie voci anche gli articoli che non compaiono nel libretto. E' un elenco lunghissimo: che volete, da anni ne scrivo una al mese!

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L'economia viene chiamata "scienza triste": da quando Robert Malthus sentenziò che le risorse sono scarse rispetto alla crescita della popolazione e che di conseguenze per un sacco di gente non c'è scampo alla miseria.
Balle!
Sì, magari la popolazione cresce un po' troppo. Ma le risorse non sono scarse, sono solo mal distribuite. C'è chi (pochi) se le accaparra quasi tutte e chi (tanti) alla miseria non scampa davvero. Solo per i tanti l'economia è una "scienza triste", anzi è una macabra presa per il culo: un discorso che si paluda di scientificità usando giusto un pochino di matematica - giusto quel pochino che basta per scoraggiare i più - per dire ai poveracci che non c'è scampo, che la globalizzazione è inevitabile, la crisi pure, non c'è niente da fare e non è colpa di nessuno. Al massimo è colpa dei mercati, che però a sentire gli economisti sono un'entità metafisica - come se non ci fossero pescecani senza scrupoli a fare il bello e il cattivo tempo. Per i pochi, altro che "scienza triste"! Se la ridono, a sentire questi discorsi, se la ridono alla faccia nostra.
Perciò nelle pagine del Vernacoliere di questi ultimi anni - anni all'insegna della crisi e della tristessa per gli allezziti - ho cercato, per quanto potevo, di scoprire il gioco di quelli che se la ridono alle nostre spalle. Ho cercato di verificare i loro discorsi pieni di numeri e formulette, di capire cosa c'è dietro al loro gergo da iniziati, di fare le pulci alle loro astruse categorie. Perché di balle ce ne raccontano davvero parecchie.
Spero di esserci riuscita, almeno un pochino.